Dirsi "BRAVO"

11.10.2021

SEGRETO N. 3

Dirsi "Bravo!" per ciò che si fa per qualcuno potrebbe sembrare un comportamento strano e anche riprovevole. 


Spesso l'idea che non sia "sano" farsi carezze verbali positive nasce in ambito scolastico o familiare per aderire all'idea (ormai completamente superata!) che il "carattere" di un bambino si rinforza attraverso la durezza. In sintesi, alcuni pensano che dire ad un bambino che ha svolto bene un compito "hai fatto la metà del suo dovere" , "non ti lodare: chi si loda si imbroda!" è utile per aumentare l'autostima ed la motivazione.

Eric Berne, padre dell'Analisi Transazionale, sottolineava l'importanza delle "carezze positive", non solo fisiche ma anche intese come riconoscimenti positivi, sia fondamentale per una crescita sana ed equilibrata; e che esse rinforzano la motivazione a raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Un suo allievo, C. Steiner, si accorse che all'interno di ogni famiglia vigeva una specie di "Economia delle carezze" trasmessa dai genitori ai figli e così via, da generazione in generazione.

Questa si basa su delle regole trasmesse verbalmente sotto forma di imperativo: "Questo non si fa!". Oppure apprese dai bambini mediante l'osservazione del comportamento dei propri genitori.

Steiner le sintetizza in una serie di comandi:

  • Non dare carezze quando ne hai da dare 
  • Non chiedere carezze quando ne hai bisogno
  • Non accettare carezze se le vuoi
  • Non rifiutare carezze quando non le vuoi
  • Non dare carezze a te stesso

L'ultima delle regole, cioè "Non dare carezze a te stesso", è quella a cui mi riferisco.

Puoi darti il permesso di dirti "Bravo!" ogni volta che vuoi!

In questo caso, quando ti sei impegnato nell'apprendere.